Ma
guarda, parlano bene di Crollalanza |
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Fascista e gentiluomo. Oramai abbiamo
imparato che non tutti gli uomini del regi-me erano zucche vuote
o mascalzoni. Ma ad affermare una verità ovvia per tanti
storici è questa volta il presidente del Senato Carlo
Scognamiglio, che nell'introduzione ai "Discorsi parlamentari"
di Araldo di Crollalanza scrive: "Gentiluomo dedito alla
politica, realizzatore competente, ha dato alla sua vita un'impronta
di rigore riconosciuta anche dagli avversari politici, e la
sua formazione ideologica non gli impedì di essere fiero
della medaglia d'oro che Fanfani gli consegnò nel 1982
in occasione di una cerimonia dedicata alla sua lunga attività
parlamentare. Quel riconoscimento ora non può che essere
confermato e rinnovato".
A meravigliarsi, in positivo, di un tale attestato istituzionale
per un ex ministro di Mussolini, già amico di D'Annunzio
e fascista della prima ora, poi a lungo senatore nelle file
del Msi, è il cattolico di destra Cesare Cavalleri che
sull'"Avvenire" di ieri, nella rubrica "Persone
e parole", finge stupore: "Questa è nuova:
anche i missini hanno consolidato le istituzioni? E dove e andato
a finire l' "arco costituzionale"?". Nella foga
Cavalleri dimentica che è stato sepolto con l'ingresso
di An nel governo Berlusconi e dall'intervento di Fini alle
assise del Pds.
Ma Scognamiglio riprende anche un complimento del vecchio Giuseppe
Romita: "Anche gli avversari politici gli hanno attribuito
importanti meriti, tanto che Romita, che certo non si trovava
nelle posizioni del parlamentare del Movimento sociale ita-liano,
ammise nel '54, in piena aula del Senato, che di Crollalanza
era stato un grande ministro dei Lavori pubblici". Altro
stupore di Cavalleri: "Un ministro dei Lavori pubblici
"fascista" negli anni d'oro del fascismo! Dunque c'era
del buono anche allora, ammette Scognamiglio che passa a elencare
le iniziative di indubbia importanza per il Paese", ascrivibili
ai meriti del di Crollalanza.
I meriti del "fascista gentiluomo" erano noti. E tra
gli altri li elencò con la consueta sintesi Indro Montanelli,
nel necrologio scritto nell'86 sul suo "Giornale":
"La costruzione della direttissima Firenze-Bologna è
opera sua, come lo fu tutto il riassetto dell'Agro Pontino,
lo sviluppo di Littoria, la nascita di Aprilia e Pomezia".
Uomo "del fare": così Montanelli definiva di
Crollalanza, protagonista atipico del ventennio, agli antipodi
di un altro big delle Puglie, Caradonna, incarnazione "dello
squadrismo agrario più feudale".
Processato nel '46 come ex gerarca, di Crollalanza fu prosciolto
perché non aveva mai approfittato della sua posizione
ai Lavori pubblici. Un gentiluomo, che però fu sempre
coerentemente fascista, tanto da essere rieletto nelle file
del Msi per sette legislature. Morì a 93 anni, nel gennaio
dell'86. E nel '79, quando ne aveva 87, fu al centro di un caso
politico: malati Parri e Nenni, la presidenza del Senato appena
rinnovato spettava a lui. Ma lo scandalo fu evitato perché
i socialisti riuscirono a por-tare Nenni a Palazzo Madama.
Lo scandalo, evitato ieri. si rinnova oggi? "Macché",
ribatte Francesco Perfetti, storico del fascismo, docente alla
Luiss. "La pubblicazione di quel volume, curato da Giuseppe
Parlato, allievo mio e di De Felice, fu decisa da Spadolini
nell'ambito di un programma che contempla parlamentari di ogni
parte politica". Altro che "trasecolare", qui
si tratta di routine, anche se il protagonista è un "fascista
gentiluomo".
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Dino Messina
(Corriere della Sera, 15 dicembre 1995)
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