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Araldo di Crollalanza
nacque a Bari, discendente da un'antica famiglia della Valtellina,
il 19 maggio 1892, da Maria Giuseppa Noya dei baroni di Bitetto
e da Goffredo, direttore dell'Istituto superiore di scienze
economiche e commerciali di Bari e console, in questa città,
della Repubblica argentina.
Fin da giovane si dedica all'attività giornalistica politicamente
impegnata - il periodico mazziniano "Humanitas", nel
quale trasfonde l'influenza degli ideali risorgimentali e repubblicani
- e collabora con vari quotidiani, fra gli altri il "Corriere
delle Puglie" e la "Gazzetta del Mezzogiorno".
Dal 1915 corrispondente del "Popolo d'Italia", il
quotidiano diretto da Benito Mussolini.
Partecipa alla Prima Guerra Mondiale. Si arruola volontario
il 15 giugno 1915 nel 51° Reggimento fanteria, il battaglione
di camice rosse capitanato dai fratelli Garibaldi, partecipando
alla conquista del Col di Lana. Con il grado di tenente di fanteria
partecipa alla presa di Gorizia e, nel 1917, viene ferito in
battaglia a Col del Rosso-Sasso.
Nel 1919 fonda l'Associazione nazionale combattenti di Bari
ed è membro del direttivo provinciale di tale organizzazione,
dirigendone il settimanale "Adunata"; a nome dei combattenti
baresi offre a D'Annunzio, dopo l'impresa fiumana, la candidatura
a Bari, in occasione delle elezioni per la XXV Legislatura,
nel 1919; in quest'anno incontra Mussolini, partecipando alla
riunione del 23 marzo a piazza San Sepolcro, a Milano; diviene
prima fiduciario eppoi segretario regionale politico dei Fasci
di combattimento in Puglia e in Lucania. Il dopoguerra lo vede
tra i protagonisti della vita politica pugliese, in aspro contrasto
con altri esponenti fascisti, tra cui Giuseppe Caradonna, accusato
di praticare i vecchi metodi della classe dirigente liberale.
Partecipa alla marcia su Roma e diviene segretario regionale
del Partito nazionale fascista, per la Puglia e la Lucania,
successivamente segretario provinciale di Terra di Bari.
Viene eletto deputato il 6 aprile 1924 (XXVII Legislatura) nella
lista nazionale per la circoscrizione della Puglia dove verrà
confermato anche nelle due successive legislature.
Si iscrive nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale,
nel 1926, arrivando al grado di console generale.
È nominato Podestà di Bari, nel 1926, ed inizia
una lunga attività di realizzatore di opere pubbliche,
in ambito locale e poi nazionale; per le prime si ricordano:
la Fiera del Levante, concepita come grande centro mercantile
internazionale; l'Università; il lungomare, con i principali
edifici pubblici e il porto; le opere di difesa della città
dalle alluvioni. Inoltre assume cariche di consigliere di amministrazione
dell'Università Adriatica di Bari, dell'Ente autonomo
per l'acquedotto pugliese, della Fiera del Levante, della Camera
di commercio italo-orientale.
Nel 1927 entra nel direttorio del sindacato nazionale giornalisti,
assumendone la segreteria per la Puglia e la Lucania.
Viene nominato Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici
il 9 luglio 1928, carica di maggiore rilevanza in considerazione
del fatto che il Ministro è lo stesso Mussolini. Viene
nominato Ministro dei lavori pubblici, a trentotto anni, il
13 febbraio 1930.
È confermato deputato il 24 marzo 1929, nella XXVIII
legislatura e il 25 marzo 1934 nella XXIX.
Fino al 24 gennaio 1935, quando lascia il dicastero, realizza
la politica di grandi lavori pubblici voluta dal regime: la
sistemazione generale della rete stradale nazionale, attraverso
la fondazione dell'Azienda autonoma delle strade statali; la
direttissima ferroviaria Firenze-Bologna; il ponte sulla Laguna,
collegante Mestre e Venezia. La normativa sulla circolazione
stradale viene razionalizzata nel nuovo Codice della strada.
Anche le procedure per 1'intervento di protezione civile in
caso di eventi calamitosi vengono ripensate e praticamente attuate
in occasione del terremoti del luglio e dell'ottobre del 1930,
che colpirono alcune zone dell'Irpinia, delle Marche, della
Basilicata e della Puglia. Per l'attività svolta in tale
occasione riceve un encomio dalla Società delle Nazioni.
Pio XI gli conferisce l'Ordine Piano per aver dato esecuzione,
in qualità di Ministro dei lavori pubblici, alle opere
previste dai Patti Lateranensi dell'11 febbraio 1929.
Lasciata la responsabilità del Ministero dei lavori pubblici
viene nominato presidente dell'Opera nazionale combattenti,
ricoprendo, altresì, numerosi altri incarichi in organi
di gestione quali l'Ente di rinascita delle Tre Venezie, i consorzi
di bonifica di Littoria e Pontina, l'Istituto nazionale LUCE.
Realizza la trasformazione fondiaria dell'agro pontino e romano
e l'ampliamento edilizio e urbanistico di Lìttoria, la
costruzione di Aprilia e Pomezia. Provvede, inoltre, alle prime
grandi trasformazioni fondiarie ed agrarie nel Tavoliere delle
Puglie e nel Basso Volturno, alla bonifica integrale di una
vasta zona della Dalmazia, nonché ad opere di colonizzazione
nell'Africa orientale italiana nella sua qualità di presidente
della Consulta coloniale presso il Ministero per l'Africa italiana.
Compie viaggi nell'Africa italiana, per lo studio di problemi
economici e in Albania, Ungheria, Jugoslavia e Bulgaria, per
lo studio di problemi di bonifica.
Assume la presidenza della Commissione Lavori pubblici della
Camera dei Fasci e delle corporazioni, che tenne la sua prima
seduta il 23 marzo 1939, inaugurando la XXX Legislatura.
Gli avvenimenti successivi al 25 luglio 1943 lo vedono schierato
dalla parte della Repubblica sociale italiana. Declina l'offerta
di incarichi ministeriali fattagli da Mussolini e accetta quella
di Commissario per la gestione straordinaria della Camera dei
Fasci e delle Corporazioni e del disciolto Senato del Regno.
Assume tale carica l'8 marzo 1944 e divide la sua attività,
prevalentemente amministrativa, ma anche di studio in vista
di una futura assemblea costituente, tra Roma e l'alta Italia,
in particolare Venezia, ove i suoi uffici erano stati trasferiti.
Dopo la sconfitta e la caduta della Repubblica sociale italiana
viene perseguito per l'attività svolta durante il regime:
è arrestato il 13 giugno 1946 e scarcerato il successivo
1 luglio. L'indagine nei suoi confronti si chiude con il completo
proscioglimento nella fase istruttoria il 20 marzo 1950.
Il 23 gennaio 1949 è riammesso all'Albo dei giornalisti
di cui fu tra i fondatori del relativo Istituto nazionale di
previdenza. Successivamente siede a lungo nel collegio dei probiviri
dell'Associazione nazionale della Stampa romana ed è
presidente dell'Unione nazionale dei giornalisti anziani e pensionati.
Nel 1950 riprende l'attività politica, entrando a far
parte della Consulta nazionale per il Mezzogiorno della Confederazione
nazionale del Commercio.
Nella II Legislatura repubblicana (1953-1958) è eletto
senatore per la Regione Puglia (nel collegio di Bari, dove sarà
confermato anche nelle successive legislature) come indipendente
nelle liste del Movimento sociale italiano, si iscrive al relativo
gruppo parlamentare ed è membro della 7a Commissione
(Lavori pubblici, trasporti, poste e telecomunicazioni, marina
mercantile) - di cui farà sempre parte fino alla IX Legislatura
- e delle commissioni speciali per l'esame dei disegni di legge
relativi ai danni di guerra e a provvedimenti speciali per la
città di Roma.
Nel 1956 viene eletto al Consiglio comunale di Bari ove assume
la carica di capogruppo del MSI ed è riconfermato ininterrottamente
fino al 1976.
Nella III Legislatura (1958-1963) entra a far parte della Giunta
consultiva per i problemi del Mezzogiorno - ove viene riconfermato
anche nella IV e nella V Legislatura - e della commissione per
il parere sulle norme delegate del codice della strada. È
componente delle commissioni speciali sui disegni di legge relativi:
all'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio dello
Stato per l'anno finanziario 1958-59; per i provvedimenti straordinari
per l'Abruzzo; per gli interventi a favore dell'economia nazionale.
Nella IV Legislatura (1963-1968) fa parte della Commissione
parlamentare d'inchiesta per il disastro nel Vajont, nonchè
della commissione speciale per l'esame del disegno di legge
relativo a interventi speciali nel Mezzogiorno e della commissione
parlamentare consultiva prevista dalla legge 27 luglio 1967,
n. 632 sulla difesa del suolo.
Nella V Legislatura (1968-1972) fa parte delle commissione speciale
per l'esame del disegno di legge concernente provvidenze in
favore della biblioteca italiana per i ciechi "Regina Margherita"
e del Centro nazionale del libro parlato e della commissione
speciale per l'esame dei problemi ecologici, ove viene riconfermato
anche nella successiva Legislatura. Partecipa alle indagini
conoscitive sullo sviluppo del Mezzogiorno e sulla difesa del
suolo.
Nella VI Legislatura (1972-1976) assume anche la carica di vicepresidente
del gruppo parlamentare. Fa parte della commissione parlamentare
per il parere al Governo sull'aggiornamento del testo unico
delle leggi sul Mezzogiorno e della commissione per l'esercizio
dei poteri di controllo sulla programmazione e sull'attuazione
degli interventi ordinari e straordinari nel Mezzogiorno (ove
è confermato anche nelle successive legislature). Partecipa
ad indagini conoscitive negli Stati Uniti e in Canada per i
problemi portuali e in Giappone per i cantieri navali.
Nella VII Legislatura (1976-1979) dopo lo scioglimento del gruppo,
a seguito della scissione di Democrazia nazionale, si iscrive
al Msi-Dn e diviene Presidente della componente Movimento sociale
italiano - Destra nazionale del Gruppo Misto, di cui assume
la vice-presidenza. Per svolgere nel miglior modo possibile
questo incarico, lascia dopo trent'anni il Consiglio Comunale
di Bari. Entra a far parte anche delle commissioni per la localizzazione
degli impianti di energia elettrica e per il parere al Governo
sull'attuazione delle deleghe previste dalle leggi per la ricostruzione
del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto colpite dal terremoto
del 1976.
Nell'VIII Legislatura (1979-1983) viene confermato presidente
del Gruppo parlamentare. Fa parte della Giunta per il regolamento
e della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e
la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, da cui si dimette
per protesta contro il meccanismo di nomina del Consiglio d'amministrazione
della RAI, accusato di danneggiare la propria parte politica
(le dimissioni vengono dichiarate inammissibili dalla Presidenza);
successivamente cessa di appartenervi.
Il 19 maggio 1982 il Presidente del Senato, Fanfani, alla presenza
del Consiglio di Presidenza, gli consegna una medaglia d'oro,
in occasione del 90° compleanno.
A quasi 91 anni tiene la sua ultima campagna elettorale e per
l'ottava volta consecutiva viene eletto senatore di Bari. Nella
IX Legislatura (1983-1987) viene confermato Presidente del Gruppo
parlamentare missino. Lascia l'incarico pochi mesi prima di
morire.
Muore a Roma il 18 gennaio 1986.
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