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Il
sen. Araldo di Crollalanza (al centro seduto in poltrona) festeggiato
dai senatori del gruppo Msi-Dn per il suo 90mo compleanno, dopo
aver ricevuto una medaglia doro del Senato, consegnatagli
dal Presidente Amintore Fanfani alla presenza di tutti gli altri
capi gruppo di Palazzo Madama. |
Un uomo
eccezionale
Discorso del sen. Cristoforo Filetti
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Signor Presidente del Senato, Signor Ministro Fanfani, Onorevole
Segretario del MSI-DN, onorevoli parlamentari, signore e signori,
siamo oggi riuniti qui, nell'Aula dei Convegni del Senato della
Repubblica, per compiere il sentito dovere di rievocare l'impegno
politico, sociale e civile, la costante laboriosità,
la professionalità, l'onestà, la fede e la fedeltà
nella "Causa", nello Stato, nella Patria di un Uomo
eccezionale: Araldo di Crollalanza.
Nell'occasione viene presentato il volume che, ideato e pubblicato
come "bozza provvisoria" dal Presidente Michele Marchio
e dai senatori missini nella IX" Legislatura e definitivamente
licenziato con una nuova impaginazione e con qualche arricchimento
dall'attuale Gruppo Parlamentare MSI-DN, contiene alcuni discorsi
pronunciati da "don Araldo" durante la sua attività
governativa e parlamentare protrattasi per oltre sessant'anni
ed alcuni scritti provenienti dalle più variegate estrazioni
politiche e giornalistiche che lumeggiano le sue virtù.
Rivolgo, anzitutto, il più vivo e riconoscente ringraziamento,
a nome di tutti i componenti del Gruppo, a Lei, illustre Presidente
del Senato, per l'odierna presenza e per l'adesione assai apprezzata
che ha voluto prestare alla manifestazione, a Lei, onorevole
Ministro Fanfani, al Segretario del MSI-DN onorevole Fini, ai
parlamentari della Camera e del Senato, al Segretario generale
del Senato ed ai suoi collaboratori, agli uomini politici ed
a quanti, signore e signori, affollano questa Aula.
Un grazie particolarmente affettuoso e devoto sento di esternare
ai familiari del "nostro Maestro", alla gentile consorte
signora Zina, ai figli ed ai congiunti tutti, che legittimamente
ed amorevolmente di Lui sono e saranno sempre orgogliosi.
L'espletamento del compito attribuitemi è piano e facile
perché destinato a correre rapidamente e sinteticamente
lungo una linea retta correlata alla chiarissima linearità
dei proponimenti e delle azioni che durante una lunga vita costantemente
ha caratterizzato un impegno sempre esemplare, sempre coerente
e sempre trasparente.
Sabato scorso, in un articolo apparso su un quotidiano di larga
diffusione nazionale, è stato richiamato lo studio, prossimo
alla pubblicazione, di un cattedratico in sociologia dedicato
alla povertà, alla devianza ed alla criminalità
nell'Italia meridionale; studio che, tra le molteplici considerazioni
e valutazioni, contiene un raffronto assai inquietante tra la
Bari di oggi e la Catania anni Settanta, cioè tra la
città che Araldo di Crollalanza predilesse ed amò
immensamente sino a farne una "sua creatura" ed un'altra
città (Catania), a me assai vicina, perché costituente
il capoluogo della provincia che comprende Acireale, posto una
volta tranquillo nel quale sin dalla fanciullezza continuativamente
vivo ed opero.
Ad avviso dell'autore, per Bari, per l'esemplare e laboriosa
Bari mediterranea della quale Araldo di Crollalanza volle e
realizzò la rinascita, lo sviluppo rilevantissimo e l'incommensurabile
progresso, si potrebbero dire oggi in gran parte le stesse cose
che si sono rilevate per Catania: "Scippi, rapine, traffico
caotico ed assordante, attentati, esempi di scempio urbanistico".
Rimarrebbe tra le due città la sola differenza riguardante
la criminalità organizzata, perché a Bari non
si sarebbero sviluppate "quelle forme di collusione tra
criminalità e potere politico che sono elemento specifico
per il radicamento della mafia". "Quali i motivi di
tale diversità?" si domanda l'articolista; e risponde
testualmente: "Molti, tra cui il fatto che Bari, prima
durante il fascismo, poi nel dopoguerra, è stata rappresentata
da un solo, indiscusso grande leader. Prima Araldo di Crollalanza,
poi Aldo Moro. Ma Crollalanza è morto e anche Moro non
c'è più".
Sottolineato che, vigente la Repubblica nel nostro Paese, Crollalanza,
nel Senato della Repubblica e nel Consiglio Comunale di Bari,
continuò sino alla sua dipartita (ciò è
certissimo e non si può negare da alcuno) l'attività
scrupolosa, intelligente ed intensissima, con lo stesso impegno
e con lo stesso calore del tempo antecedente, a favore di Bari
e dell'Italia, è da registrare con vivo compiacimento
il giudizio estremamente lusinghiero che a tutt'oggi a lui viene
accreditato attribuendogli meritatamente le doti e lo "status"
di indiscusso e grande "leader", che elargì
a tutti e per tutti lavoro e benessere, trasfuse a tutti e per
tutti incoraggiamento, fu per tutti esempio e sprone e stigmatizzò
sempre gli atti delittuosi, con particolare durezza quelli commessi
da uomini politici ed amministratori, quali le corruzioni, le
concussioni, gli intrallazzi, le attività criminose di
qualsiasi genere, compresi i reati di tipo mafioso.
E' altamente illuminante, poi, il parallelismo con il compianto
Aldo Moro: un uomo politico che apprezzò sempre Araldo
di Crollalanza e per il quale questi, come si legge nel discorso
da lui pronunziato nell'Aula di Palazzo Madama il 24 maggio
1978, manifestò sempre stima per il suo ingegno, la sua
cultura, la sua lealtà, la sua dirittura morale e politica.
E' vero, è purtroppo vero: Crollalanza ha lasciato questa
vita terrena, ma il suo esempio, i suoi insegnamenti rimangono
sempre, non si estingueranno con il correre del tempo. Crollalanza
è tuttora, sarà sempre il Presidente dei senatori
missini, la nostra guida, il faro che continuerà ad illuminare
il faticoso, stressante ed esaltante "cross country"
della nostra quotidiana missione politica e parlamentare..
Continueremo a ricordarci di Lui, ad eseguirne i suggerimenti
e le direttive, perché Egli ci è spiritualmente
presente, perché significativamente si è voluto
che di Lui, una "quercia", parlino oggi e parleranno
domani a futura e riconoscente memoria il busto di Cifariello
che è riprodotto nella copertina del volume che gli abbiamo
dedicato e che sarà collocato nella sede comunale di
Bari e la intitolazione al suo nome del primo tratto del Lungomare
di Bari da Lui realizzato.
Ma chi fu Crollalanza? Chi è tutt'ora per noi Crollalanza?
Quale la sua imponente opera ultrasessantennale? L'ho scritto
e l'ho detto altre volte e non mi resta che ricordarlo a me
stesso e, se permettete, a Voi, illustri e cortesi ascoltatori.
Nacque a Bari il 19 maggio 1892 e cessò di vivere a Roma
il 18 gennaio 1986 all'età di 94 anni. Visse sempre come
un giovane ed, anziano, morì da giovane.
Pochi giorni fa in occasione del terzo anniversario della sua
dipartita ho scritto di Lui, e lo ripeto stamane, che Egli durante
la lunga vita si distinse per correttezza adamantina, per operosità
senza limiti e senza remore, per competenza straripante su molteplici
materie, per le qualità eccelse che amici e divergenti
assertori politici (non avversari, perché egli non aveva
avversari) gli accreditavano e, maggiormente, per la ferma dirittura
di carattere e di proponimenti che in tutte le occasioni non
conobbe dubbi, cedimenti o, peggio, tradimenti e si estrinsecò
secondo una, una sola direzione, dalla fine della prima guerra
mondiale al giorno del suo decesso.
Era coevamente severo e cordiale, intransigente e tollerante,
deciso e prudente, rispettoso con tutti e per tutti e degnissimo
di ogni rispetto, operava con la massima dedizione, trasmetteva
ed elargiva direttive con un semplice sguardo, con il sorriso
appena accennato, con poche parole, usava assai scarsamente
aggettivi ed avverbi, si rivolgeva al prossimo e particolarmente
ai colleghi senatori del gruppo adoperando i verbi al "condizionale"
quasi per dire che non intendeva imporre le sue decisioni e
che attendeva ed accettava suggerimenti e consigli, arricchiva
i suoi ponderosi interventi, pronunciati normalmente "a
braccio", di particolari, di argomentazioni e di riferimenti
non solo politici ma anche prettamente tecnici, avvalendosi
della ferrea e lucidissima memoria che gli consentiva alla veneranda
età di oltre 90 anni di indicare esattamente date, dati,
cifre, chilometraggi, altezze, lunghezze, superfici e densità.
Avrebbe potuto partecipare con certezza di successo a qualsiasi
"quiz" o a trasmissioni come "Lascia o raddoppia?".
Era moderatamente loquace solo quando pranzava o cenava qui,
nel ristorante del Senato. Reclamava in tali evenienze la compagnia
di amici e preferibilmente di commilitoni caricandosi l'importo
peraltro notoriamente contenuto delle consumazioni e dava prova
di un ottimo appetito; era una buona forchetta e, centellinando
un vino rosso esclusivamente di produzione pugliese, stigmatizzava
con aspri accenti i "forchettoni" e si vantava di
non esserlo mai stato e di avere assolto le funzioni di sottosegretario,
di ministro, di parlamentare per undici legislature e di amministratore
pubblico (fu anche podestà di Bari ed indi consigliere
comunale di detta città per moltissimi anni, Presidente
dell'Opera Nazionale Combattenti e commissario straordinario
per Camera e Senato nella Repubblica di Salò) senza profittare
di alcunché personalmente o per suoi familiari ed amici.
Era solito evidenziare che, caduto il Fascismo, non gli si poté
addebitare alcun profitto di regime e che, assolto in istruttoria,
fu posto in libertà con le più ampie scuse; sottolineava
che dopo moltissimi anni di pubbliche attività era riuscito
con risparmi e prestiti a lungo termine a divenire proprietario
di appena due modesti appartamenti facenti parte di un edificio
condominiale cooperativistico sito in Corso Trieste, tra loro
contigui ed adibiti all'abitazione della famiglia e al suo studio
di giornalista; magnificava la vecchia "Fiat 1.300 verde
bottiglia" che per le sue scarse possibilità economiche
era costretto a mantenere ed utilizzare e che egli, novantenne,
continuava a guidare personalmente per trovarsi puntualmente
alle ore 9 di ogni mattina, dietro la scrivania del suo ufficio,
in Senato, nei locali del Gruppo parlamentare missino.
In una delle sue ultime e rare interviste (non era minimamente
esibizionista e non soffriva di protagonismo) dichiarò
che "bontà loro" anche molte personalità
lontane dal suo credo politico gli volevano bene e ricordò
la sua amicizia con il comunista Colajanni e con il democristiano
Stammati, nonché con Fermariello, Bartolomei e De Giuseppe,
e, particolarmente, con il compianto ministro dei lavori pubblici
onorevole Compagna, che l'aveva indicato "campione di onestà
e di competenza" e con l'onorevole Fanfani, al quale era
molto grato per l'ambito riconoscimento della operosità
premiata con la concessione di una medaglia d'oro del Senato
al compimento dei 90 anni di età.
Una operosità, quella di Crollalanza, che emerge chiaramente
dal volume che abbiamo oggi l'onore di presentare e che brevissimamente
ritengo doveroso sintetizzare. Lucidissimo è il suo primo
discorso sul bilancio del Ministero dei lavori pubblici pronunciato
alla Camera dei Deputati il 31 dicembre 1924 (sessantaquattro
anni fa) laddove Egli, con l'animo del combattente che volontariamente
aveva partecipato alla prima guerra mondiale, denuncia con forza
e con fermezza che ad una città come Bari, che era divenuta
venti o trenta volte maggiore di quella che era un secolo prima,
che prosperava ogni giorno, che lavorava e che aveva l'onore
di esercitare una funzione nazionale, non si poteva e non si
doveva strozzare l'avvenire, perché, ciò facendo,
si sarebbe strozzata la rinascita del Mezzogiorno e sarebbe
stata compromessa l'espansione della civiltà italiana
in Oriente.
La città di Bari è la sua pupilla preferita e
in essa Egli istituisce la Fiera del Levante e l'Università,
due enti che costituiscono la pedana di lancio culturale e mercantile
della città verso l'estremo Oriente, il Lungomare con
numerosi edifici pubblici, il Policlinico, i "canaloni"
(contro le alluvioni), il Porto, lo stadio della Vittoria, l'ospedale
consorziale e molte altre opere pubbliche. . Ecco, poi, Crollalanza
Ministro dei Lavori Pubblici costruire la direttissima Firenze-Bologna,
il monumentale Ponte sulla Laguna (tra Mestre e Venezia), fondare
l'azienda per le strade con la sistemazione dell'intera rete
viaria, realizzare varie autostrade, eseguire le trasformazioni
fondiarie interessanti vaste zone della Puglia e della Campania,
bonificare l'Agro Pontino, con lo sviluppo di Littoria (oggi
Latina), fondare Sabaudia, Pontinia, Aprilia e Pomezia.
Indimenticabile ed eccezionale è l'opera da Lui prestata
per il terremoto del 1930, che colpì la Campania, la
Basilicata ed il Subappennino dauno. Araldo di Crollalanza si
stabilì in loco alloggiando persino in un vagone ferroviario
e rimamendovi ininterrottamente sei mesi per dirigere l'opera
di assistenza, per ricostruire gli abitati distrutti o danneggiati,
per controllare de visu giorno per giorno l'andamento dei lavori.
Il Governo destinò 100 milioni, ma Egli portò
a compimento la ricostruzione in tempo anticipato rispetto a
quello preventivato e risparmiò 10 milioni dell'epoca.
Quanta differenza tra gli eventi del terremoto del 1930 e gli
accadimenti di un altro più recente terremoto nella stessa
Irpinia!
L'opera realizzata da Crollalanza nel ventennio fascista è
imponentissima; essa, come scriveva Alberto Giovannini, rimane
nella realtà e nella storia e si tramanderà di
generazione in generazione.
Ma anche il Crollalanza del dopoguerra è da ammirare
e da additare come esempio ed insegnamento a tutti gli italiani.
Dopo essere stato costretto a riprendere in silenziosa modestia
il lavoro di giornalista - è sempre Giovannini che scrive
- per sopperire al dramma della vita quotidiana che la sua gloriosa
e luminosa indigenza gli poneva, Egli ritorna in Parlamento
e in ogni suo intervento, in ogni sua azione -il riconoscimento
è unanimamente attestato da politici, studiosi e giornalisti
tra i quali Indro Montanelli, Enrico Mattei e il senatore democristiano
Giuseppe Giacovazzo- pone il bene prezioso della sua esperienza
e della sua onestà al servizio del bene comune, al di
fuori e al di sopra di ogni considerazione di parte e, meno
che meno, faziosa.
Quale Consigliere comunale di Bari e Capogruppo del MSI-DN -come
conferma il Sindaco socialista Francesco De Lucia- si distingue
per la sua vigile e severa attenzione ai problemi della città,
per la sua duttile intelligenza, per la sua grande capacità
di fare analisi concrete, individuare soluzioni e proposte con
una chiara visione delle esigenze della Bari del Duemila e pronuncia
lucidi interventi sempre ispirati a grande competenza, capacità
di sintesi e soprattutto animati da spirito di collaborazione
e volontà di contributi costruttivi, avendo Egli quale
obiettivo delle sue battaglie politiche il bene supremo e gli
interessi della "sua" Bari, della Bari che Egli tanto
amava. Con serenità e grande coerenza Egli rimane sempre
"con le sue idee" ed è dell'opinione di Augusto
De Marsanich: non rinnega il passato e rifugge da retoriche
promesse di restaurazione. Auspica ripetutamente che, dopo tanti
lustri dalla ultimazione della guerra, cessino le predicazioni
di odio, le vendette e le ritorsioni, le sopraffazioni e le
manifestazioni di intolleranza e di discriminazione, gli episodi
di violenza, il doloroso stillicidio di vittime innocenti ed
invoca la smobilitazione degli spiriti esacerbati al fine di
perseguire la pacificazione tra gli italiani.
Fedele ai suoi ideali e fermamente legato alla inestinguibilità
delle radici di essi, ben lungi dal tergiversare, dal cedere
e dal tradire, da nuova luminosa prova della sua onestà
e della sua coerenza quando, respingendo sdegnosamente la disgraziata
scissione del 1976, chiede ufficialmente la tessera del Movimento
sociale italiano ed, avvalendosi della affettuosa, umana e solidale
collaborazione da Lui umilmente chiesta e meritatamente ottenuta
di altri cinque 'senatori rimasti fermi nel loro "credo",
assume la presidenza del Gruppo senatoriale missino che mantiene
nelle successive due legislature ed assolve con prestigio, con
competenza, con appassionata dedizione e con l'animo di servire,
sino a quando, il 10 aprile 1985 decide per il "cambio
della guardia".
Vive, poi, ancora per poco più di nove mesi ed indi silenziosamente
ci da l'addio terreno, cosciente di avere donato tutto sé
stesso alla famiglia, alle istituzioni, alla "sua"
Bari, al popolo italiano, alla Patria.
Egli, però, non si è allontanato definitivamente
da noi. Gli spiriti eletti non muoiono mai. Un personaggio senza
riscontro, nella sua grandezza e nella sua umiltà, quale
è stato ed è Araldo di Crollalanza - così
ha scritto Giorgio Almirante nella prefazione al libro che oggi
presentiamo -vive sempre con noi, rimane per noi la fonte di
vita alla quale attingeremo sempre: la fonte della laboriosità,
della competenza, della coerenza, dell'onestà.
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