di ENRICO FRONTICELLI
BALDELLI |
nipote di Araldo di Crollalanza |
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Il tracciare un ricordo del rapporto avuto
con mio nonno Araldo di Crollalanza mi riempie
il cuore di gioia e mi fa tornare alla mente una serie di ricordi
che non potranno mai svanire dalla mia mente.
Per una scelta personale, quelli che sono i ricordi più
intimi e familiari preferisco custodirli per sempre nelle mia
memoria e in quelli della mia famiglia. Voglio però raccontare
allo stesso tempo lUomo privato, che tanti insegnamenti
di vita ci ha trasmesso.
Ci sono vari episodi che mi tornano alla mente in modo disordinato:
il primo che mi sovviene risale a quando io, ragazzo, rientrando
a casa la sera, anzi per lesattezza la notte, dopo aver
trascorso la serata in compagnia di amici come tutti i ragazzi
della mia età, Lo trovavo ancora nel Suo studio, con
le matite rosse e blu in mano, chino sullo scrittoio a leggere,
ritagliare articoli, scrivere discorsi e a rispondere di Suo
pugno agli elettori; la cosa più stupefacente però
era che la mattina seguente, questUomo alle 7 già
era in cucina a prepararsi il caffè e ale 8, fintanto
che ancora guidava credo di ricordare fino alletà
di 90 anni metteva già in moto la Sua Fiati 1300
verdina, ora passata a mia zia Onda che la tiene come un gioiello,
che usciva dal porteon di casa per andare al Senato.
Già, la passione per le auto e soprattutto per la velocità
è una cosa che sicuramente mi ha trasmesso.
Ricordo di quando, fiero, raccontava di aver corso la Mille
Miglia o di quando raccontava di aver avuto lAlfa Romeo
Soffio di Satana con il compressore volumetrico,
insieme a Mussolini. Questo è lUomo che voglio
raccontare.
In questo turbine di memorie, mi sovviene ancora non senza commozione,
il periodo con Lui trascorso nella Sua Bari per lultima
campagna elettorale che Lo elesse ancora una volta senatore
della Sua città. Credo di aver avuto 18° 20 anni
quando mi chiese di accompagnarlo in questo ennesimo ma sentito
sforzo elettorale; rabbridivisco ancora nel ricordare lo stress,
per me ragazzo, di quelle giornate intense di incontri, pranzi
e comizi.
Si passava da lugo a luogo, da una città a unaltra
senza nemmeno avere il tempo di accorgersene, eppure Lui era
felice, sereno e in una forma fisica splendida, incisivo e combattivo,
sempre pronto a spronare le persone che Lo accompagnavano oltre
a me (ricordo una per tutte il Suo fedele Adriano).
Voleva assoluitamente essere informato continuamente su quanto
la gente chiedeva che fosse per il loro bene, su quali fossero
i bisogni urgenti delle persone più umili; la cosa che
più lo faceva sentire meglio era lo stare a contatto
con le persone, la Sua gente che era per Lui una linfa vitale.
Mi confessava di intenerirsi quando, passeggiando per la strada,
il Suo percorso era interrotto in continuazioe da qualcuno che
si fermava per salutarlo o solo per fargli un sorriso. Quello
che mi rendeva fiero allora e che mi dcommuove ancora oggi quando
mi soffero a riflettere, era proprio questo immenso affetto
e rispetto che sia la gente comune che i Suoi avversari politici
nutrivano nei Suoi confronti.
Questo era il Suo vero orgoglio! E per Lui questa era la Sua
ricchezza.Mi ripeteva in continuazione che nulla Gli avrebbe
potuto dare più soddisfazioni e gratificazioni di questi
riconoscimenti e attestati di affetto continui.
Poi cera Bari vecchia, nella quale poteva entrare e passeggiare
indisturbato senza che nessuno lo apostrofasse; anzi era un
continuo di gente che Lo fermava per ringraziarLo di qualche
cosa o per una semplice chiacchierata; e Lui si fermava con
tutti e se qualcuno si permetteva di ricordargli che di lì
a poco aveva una ppuntamento , seccato, gli rispondeva che non
esisteva tempo più prezioso di quello che stava trascorrendo
in quel momento.
Sempre per rimanere nei ricordi relativi a Bari, mi sovvengono
alla mente i pranzi che si tenevano a casa di mia zia Perla:
le burratine, la stracciatella, la focaccia, la pasta al forno,
quelli che Lui indicava come i sapori e gli odori della Sua
terra e che mia zia non si dimenticava mai di fargli trovare
freschi in tavola; poi cera il Suo posto, di fronte al
mare con vista sul Lungomare che, comunque, Lo rimetteva sempre
in pace con se stesso e Gli dava allegria.
Cerano poi i viaggi in macchina da Roma a Bari dve in
autostrada alla vista del cartello Puglia il Suo
volto si distendeva ed era solito ripetere Stiamo entrando
nella mia terra.
Altro mio ricordo meraviglioso sono le Sue passeggiate domenicali
con il cane, Bracketta, per via Nomentana, a Roma, per andare
a prendere le paste i babà in una pasticceria
a Porta Pia, Il Fagiano.
Durante il percorso si chiacchierava del più e del meno,
si informava delle mie fidanzate, del calcio, dei miei studi
e si commentava sempre con pacatezza la situazione politica
del momento.
Sarebbe ultroneo dire quali sono gli insegnamenti che mi ha
lasciato ma sicuramento mi ha insegnato a essere indipendente,
libero di testa e a non avere pregiudizi.
Anche se questo breve ricordo è stato scritto materialmente
da me, riporta il pensiero di tutta la famiglia che in questo
momento rappresento, da mia nonna a mia madre, alle mie zie
e ai miei zii, e a tutti i mipoti che tengono viva la Sua memoria.
Grazie, Nonno.
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