di GIORGIO ALMIRANTE |
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Dal
volume commemorativo edito dal Senato allindomani della
scomparsa di di Crollalanza, pubblichiamo la prefazione scritta
da Giorgio Almirante, allepoca segretario nazionale del
Msi-Dn.
Parlare di Araldo di Crollalanza è al tempo stesso sommamente
facile e sommamente difficile; perché si tratta di un
personaggio senza riscontro, nella su grandezza come nella sua
umiltà; forse è meglio dire nella sua scabra semplicità;
si tratta di un personaggio caro a tutti coloro, camerati, amici,
avversari politici, che hanno avuto la ventura di incontrarlo;
si tratta per tutti di un intimo amico; eppure si tratta di
qualcosa di diverso o piuttosto di unico.
Senza fare ingiuria ad altri, mette letteralmente i brividi
qualsiasi accenno di raffronto tra quel ministro
e lattuale autentica significazione della parola e della
qualifica di governante. La differenza, labissale distanza
non è traducibile in ventenni o in quarantenni. Collaborare
con lui in vita, ricordarlo adesso che non cè più
(ma in realtà cè più che mai, perché
è più importante ricordare un uomo con antica
venerazione, che frequentarlo con affettuoso rispetto), scrivere
di lui perché i più giovani apprendano e ricordino;
ecco un insieme di privilegi, caro Araldo, che tu ci hai concesso
e continui a concederci.
E allora: io non parlo con te, perché, lho detto,
è sommamente difficile adeguare le parole al mito umano
che tu rappresenti; io non parlo a te, perché sei troppo
più in alto; io cerco, in queste previ note di scoltarti
come quando eri in vita, e di fare ascoltare la tua voce a chi
non ebbe il privilegio di udirla.
Ecco: siamo assieme a Littoria, nel cinquantennio della nascita;
è stiamo celebrando, di fronte ad un mare di gente, di
fronte al popolo della palude redenta del Fascismo; di fronte
alla tua grande famiglia, caro Araldo; stiamo celebrando la
più memorabile opera dei tempi moderni. Tu sei, lo sappiamo
tutti, il primo artefice della superba creazione; tu, come Presidente
dellOpera combattenti, e agli ordini del Duce, hai realizzato
in otto anni quel che in secoli di governo e di propositi di
buon governo riformatore e bonificatore, i più grandi
Pontefici non riuscirono a realizzare.
Adesso è per te lora serena della meritata riconoscenza,
lora del meritato trionfo. Ma tu nn vuoi trionfi; il tuo
stile scabro non gradisce trionfali epiteti. Tu vuoi che dallalta
tribuna altri si affaccino; tu vuoi che siano ricordati i tecnici
che seppero trionfare sulle insidie della palude; tu vuoi che
siano ricordati gli umili che affrontarono e vissero la tragedia
della malaria; tu vuoi anche e soprattutto che la conclusione
politica sia tratta da me, come segretario del Movimento sociale
italiano, il partito per antonomasia, antipalude, il partito
anti-malaria, se è vero, come è vero che democrazia
antifascista e palude, democrazia antifascista e malaria, sono
esattamente la stessa cosa, tenendo conto che di codesta democrazia
fasulla si muore, mentre della malaria si può guarire.
Un programma composto, dunque, per quel giorno di festa in Littoria,
con te porotagonista assoluto e con tutto il popolo a renderti
omaggio. Tu volesti quel tipo di programma, tu scegliesti di
parlare per primo, lasciando ai tecnici della bonifica e al
segretario del MSI lonere delle relazioni, e proponendoti
di pronunciare le poche parole dellacclamato protagonista.
Ti rivedo, mentre sali alla tribuna, diritto e sicuro, ma anche
commosso come non ti avevo visto mai, commosso come chi rivede
dopo quarantanni il figlio prediletto. E ti riascolto,
ti riascolto per unora e quaranta minuti, esattamente,
mentre tu racconti in ogni particolare come venne alla luce
il miracolo Littoria.
Che cosa accadeva dentro di te, caro Araldo, mentré parlavi
e parlavi e parlavi?
Semplice: Littoria, come emblema del Fascismo vero, del Fascismo
sociale e imperiale al tempo stesso, del Fascismo vincente oltre
il tempo e oltre la morte; Littoria voleva essere raccontata
da te, anche a nome e con la spirituale presenza dellaltro
protagonista: Mussolini.
Ne venne fuori, minuto per minuto, la più straordinaria
cronaca di quella straordinaria impresa; come se Cristoforo
Colombo avesse potuto distesamente raccontare la scoperta dellAmerica.
Ci guidasti nellacquitrino pre-bonifica, nellacquitrino
semisommerso, nelloccasione, da un improvviso diluvio.
Guidasti noi nel ricordo, guidasti il Duce nella prima ricognizione
in palude. Eravate voi due soli, a sfida del destino. Avevate
voluto essere soli, perché la fantasia precedesse la
tecnica, perché il sogno percorresse la realtà.
Eravate voi due soli, tu alla guida e il Duce accanto a te,
su una macchina che sperimentava per la prima volta la palude.
Giunti al centro dellacquitrino, scendeste;e vedeste a
distanza ravvicinata due uomini che faticavano, arrancando,camminavano
alla svaltatre una buca e laltra,attratti dallincredibile
presenza di unautomobile e,quando furono piu vicini,dallancora
piu incredibile presenza del signor Mussolini.
Così lo chiamarono,chiedendo se era proprio lui;e offrendo
ospitalità da butteri quali erano,sotto la misera tendina
da campo che era il loro abituale alloggio. Tu entrasti curvandoti
e curvandosi entrò Mussolini;ma pochi secondi dopo eravate
fuori,grondanti di pioggia e di fierezza, e forse soprattutto
di affetto per quella povera, umilissima gente,che certamente
non immaginava di vivere un momento storico; e mussolini gridava
a gran voce : Littoria sorgerà qui !.
Littoria,infatti nacque nel giro di pochi anni,in quel luogo
individuato da te,caro Araldo,e benedetto dalla volontà
creatrice di Mussolini.
Non si trattò,pochi anni dopo,della classica prima
pietra. Si trattò dellinaugurazione della
città,con la sua chiesa e il suo municipio, con i negozi
e con le strade,con le civilissime abitazioni dotate di ogni
servizio.
Si trattò della nascita de lcapoluogo e ,negli anni immediatamente
succesivi, sotto la sferza rappresentata dal tuo impegno totale,
morale e fisico e intellettuale, si trattò della nascita
di Pontinia,di Aprilia,di Sabaudia e di tutte le cittadine fiorenti,incredibilmente
partorite dalla palude,nate dalla morte e proiettate verso una
vita che nessuno,nemmeno lantifascismo alleato con le
zanzare dellinerzia e dellincompetenza, potrà
distruggere mai piu.
Questa ,caro Araldo,è solo una pagina del grande volume
della tua vita, Le altre pagine si chiamano.combattentismo eroico,si
chiamano Bari e Puglia nel suo complesso,si chiamano reti stradali
e ferroviarie,edilizia pubblica e privata,porti ed acquedotti,si
chiamano adesione alla Repubblica Sociale Italiana e poi al
Movimento Sociale Italiano e sua dura esistenza,persino nelle
civilissime contrade del Mezzogiorno ; si chiamano successi
elettorali, dovuti esclusivamente alla tua persona.
Che dire ancora,caro Araldo in apertura del volume dei tuoi
scritti e discorsi ?Che aggiungere a quello che tu stesso hai
detto,a quello che anche senza dirlo hai realizzato?
Una cosa sola:uninvocazione. resta con noi,caro Araldo;rimani
alla nostra testa,guidaci,continua a darci lesempio;e
la Patria sarà salva per amore tuo.
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